Tra le tombe d’interesse artistico del cimitero chierese quella dei Fasano, in questo caso Luigi contitolare del cotonificio Fasano Ferrero & C., spicca per qualità e originalità di soggetto (fig.1). L’onnipresente penna di Giovanni Francone ne offre una non banale descrizione all’epoca dell’ampliamento del camposanto, nel 1925:

«Alcune delle sepolture private sono in via di sistemazione: una anzi è già esternamente compiuta […] è la tomba della famiglia Luigi Fasano: ne sono autori per la parte architettonica l’ing. Gramegna e per la scultura il prof. Buzzi-Reschini […] Il bassorilievo che sovrasta la porta è espressione di pura poesia, raffigurante un corteo funebre che svolge una teoria di figure guidate dalla Fede che sorregge la Croce. Segue il carro che trasporta la Morte nell’ultimo viaggio, ed è circondato dal Dolore, dalla Rimembranza e da delicate figure piangenti che ricordano le antiche Prefiche. Tutta la scena si presenta con un’intonazione greco-romana sentita e voluta da uno spirito dei nostri tempi. Ai lati sono due angeli che, in atteggiamento di guerrieri, vigilano il sacro ingresso (L’Arco, 8 agosto 1925)».
Lo scultore Giacomo Buzzi Reschini (Viggiù, 1881–Torino, 1962), dopo una formazione tardo-verista all’Accademia Albertina di Torino si avvicina al simbolismo di Leonardo Bistolfi, pur mantenendo anche altri canali d’ispirazione. Il suo atelier torinese è attivo per oltre mezzo secolo con numerose opere tra Piemonte e Liguria, e in particolare a Chieri dove se ne contano una decina:
– busto dell’industriale Giacomo Tabasso (marmo, Cimitero di Chieri, 1912);
– medaglione con ritratto di don Bosco (bronzo, piazza Cavour, 1916);
– monumento ai caduti (gruppo in bronzo, di fianco al duomo, 1925);
– tomba Luigi Fasano, tre bassorilievi (bronzo, Cimitero di Chieri, 1925);
– busto dell’industriale Vincenzo Caselli (bronzo, Area Caselli, 1928);
– fontana di piazza Umberto, puttino e delfini in bronzo (1931, distrutta);
– tomba Rubino, gruppo di figure e bassorilievi (bronzo, Cimitero di Chieri, 1934);
– lastre in bronzo coi nomi dei caduti chieresi (monumento ai caduti, 1947);
– tomba Varesio, tre bassorilievi (bronzo, Cimitero di Chieri, dopo il 1945);
– tomba Ecclesia, angelo in bassorilievo (bronzo, Cimitero di Chieri, dopo il 1945).
La rappresentazione di un corteo funebre in un monumento sepolcrale non ha praticamente riscontri nell’arte moderna, l’unico precedente significativo rimane il canoviano mausoleo di Maria Cristina d’Austria (Vienna, Augustinerkirche, 1805), del tutto differente dalla Fasano, per composizione e sensibilità. Buzzi Reschini aveva inizialmente concepito questo corteo come ornamento di un sarcofago per la tomba dei Piaggio, ma anche i sarcofagi antichi istoriati a rilievo, in genere di epoca etrusca o tardo romana, non offrono che stimoli del tutto generici. Alcune figure della Fasano sono piuttosto riprese dagli artisti torinesi più vicini allo scultore di Viggiù: la donna inginocchiata che sparge incenso (fig.2) è mutuata da un analogo angelo della tomba Marsaglia di Pietro Canonica (Sanremo, Cimitero Monumentale della Foce, 1907);

la figura a sinistra col capo reclinato in atto di giungere le mani deriva, invece, da un angelo (fig.3)

della tomba Crosetto di Leonardo Bistolfi (Montevideo, cimitero del Buceo; gesso esposto alla Biennale di Venezia del 1905). Praticamente impossibile individuare un riferimento per i due cavalli che trainano il carro funebre, nello sterminato repertorio di cavalli –quasi sempre rampanti– a disposizione di un artefice, perfino il contrasto tra il docile cavallo in primo piano e l’irruente compagno retrostante ha esempi in quantità. Tra i più interessanti e in qualche modo vicini all’autore ci sarebbe il celebre bassorilievo in marmo Nemesi, di Berthel Thordwaldsen (in Villa Carlotta, sul Lago di Como, dal 1829), dove una biga trainata da due cavalli dal carattere estremamente diverso, uno docile e premiato, l’altro disobbediente e punito, costituiscono l’elemento centrale dell’allegoria; ma l’occasione di meditazione più importante è forse la quadriga del monumento Zanardelli di Davide Calandra (Brescia, giardini Zanardelli, 1909), scultore torinese assai vicino all’artista di Viggiù, dove il terzo cavallo ha il muso in posizione simile a quello della Fasano.
Il corteo funebre era stato elaborato da Buzzi Reschini circa dieci anni prima per la tomba Piaggio-Sigimbosco (rilievo in pietra, cimitero di Genova Quinto al Mare, 1916), progettata con l’amico e compagno di studi all’Albertina Giuseppe Momo, architetto di successo, famoso per la rampa elicoidale dei Musei Vaticani, dalla quale Frank Lloyd Wright pare abbia tratto l’idea per il Guggenheim di New York. Nella tomba Piaggio-Siginbosco (fig.4)

la scena occupa tre pareti di un sarcofago, e nei due lati brevi presenta tre figure femminili panneggiate all’antica, che precedono e seguono il corteo portando offerte in sommesso atteggiamento dolente; la scena ha anche un’altra edizione in bronzo (fig.5)

nella contemporanea tomba Bergagna (cimitero di Lanzo Torinese, 1915 circa; gesso originale al Museo Butti di Viggiù). Nel rilievo chierese, di dimensioni identiche a quello di Lanzo (cm. 160×60 circa), vi sono però due importanti varianti: scompare la figura che accompagna e si appoggia alla Fede all’inizio del corteo, e viene sostituita quella in coda, che presenta un’espressione più assorta e sognante, col viso rivolto al cielo. Nel rilievo chierese, il più conservato e leggibile dei tre, si apprezza meglio la ricerca della profondità spaziale affidata al solo stiacciato, senza utilizzo di prospettive, come nelle quattro figure rivolte all’indietro, più vicine al primo Rinascimento che al mondo antico, come anche la varietà delle espressioni di dolore e ricordo, non estranee a deformazioni simboliste, cosa tra le righe già osservata da Francone.
La scena del corteo funebre costituisce una sorta di alto fregio dell’architrave d’entrata (fig.6),

idealmente sorretto da due figure angeliche ad alto rilievo armate di spada che fungono da cariatidi, realizzate in bronzo da Buzzi Reschini, che le riproporrà in pietra e in un contesto architettonico del tutto diverso a Racconigi (tomba Olivero, cimitero di Racconigi, dal 1929). La tomba, interamente rivestita in pietra grigia, presenta un semplice riquadro sfondato a piccoli gradini, aperto in basso in corrispondenza della porta, che contiene i tre rilievi in bronzo; un cornicione terminale dalle modanature semplificate e il timpano sommitale stilizzato concludono questa piccola architettura, da riferire al gusto Sezession e al modernismo viennese, il cui classicismo essenziale –da notare i margini delle due lesene laterali leggermente obliqui a simulare l’entasi– si accorda con “l’intonazione” dell’apparato scultoreo.
Il progettista di questa raffinata costruzione è Giulio Gramegna (Borgolavezzaro, 1888–Torino, 1959), ingegnere industriale laureato al Politecnico di Torino nel 1910, ma evidentemente anche grande appassionato di architettura. Per circa tre decenni, fino al 1945, Gramegna è a capo dell’Ufficio Tecnico Municipale di Chieri, e come tale segue tutte le opere pubbliche e le questioni urbanistiche del comune, ma è anche autore di due importanti edifici chieresi: la tettoia del mercato di piazza Dante, una delle prime realizzazioni in cemento armato della città, nel 1921, e il grande edificio scolastico di piazza Silvio Pellico, nel 1933, architetture interessanti e sempre ben meditate, cui bisogna aggiungere la tomba Rubino nel cimitero chierese e la distrutta fontana dell’acquedotto in piazza Umberto I, entrambe in collaborazione con Buzzi Reschini; si ha notizia infine di un suo progetto non realizzato per la Casa Littoria di Chieri. Si tratta di un personaggio dimenticato, probabilmente a causa della sua pesante compromissione col regime fascista: era stato, tra le altre cose, segretario del Fascio di combattimento di Andezeno, centurione della Milizia volontaria chierese e insegnante di cultura militare nelle scuole superiori della città; per ironia della sorte con la tettoia del mercato è anche autore e protagonista del fiore all’occhiello della giunta Menzio, la breve giunta socialista chierese rimasta in carica dal 1920 al 1922.
Per Carreum Potentia, Filippo Morgantini
Fonti essenziali:
– L’Alfiere e L’Arco, 1912-1947.
– Giacomo Buzzi Reschini scultore, presentazione di Giacomo Negri, Torino 1961.
– G. Montanari, Giuseppe Momo ingegnere-architetto, Torino 2000.
– Buzzi-Reschini, Giacomo, in Alfonso Panzetta, Nuovo dizionario degli scultori italiani dell’Ottocento e del primo Novecento, Torino 2003.
– Devo a Walter Canavesio le importanti segnalazioni delle tombe Piaggio-Sigimbosco, Bergagna e Olivero in relazione alla tomba Fasano.